Maria Francalanza – Ma come hai fatto? Intervista

Trentaduenne nata e cresciuta a Lippstadt, si è trasferita da adolescente con la famiglia in Italia, dove ha frequentato il Liceo Linguistico e si è laureata in Scienze della Mediazione Linguistica. Tornata in Germania nel 2013, lavora a Lippstadt come operatrice ITAL-UIL e insegnante d´italiano. Da aprile 2015 è membro del Com.It.Es. Dortmund.

Maria, da cosa nasce la tua passione per le lingue e culture straniere?

Credo che sia innata. Essendo cresciuta in Germania e avendo frequentato qui la scuola elementare, ero inserita in un contesto multiculturale non indifferente. Spagnolo, portoghese, greco, turco, polacco, russo, arabo sono soltanto alcune delle lingue che sentivo parlare a scuola o nel quartiere dove abitavo. Crescere con due lingue, l’italiano, parlato in famiglia e due volte a settimana al corso pomeridiano di lingua e cultura, e il tedesco, parlato a scuola con gli amici, ha sicuramente incentivato la mia passione. Quando poi ho iniziato a studiare l’inglese a dieci anni è nata la passione per le lingue: è stato il momento in cui ho deciso cosa studiare.

La tua emigrazione in Germania ha, in qualche modo, a che fare con la tua laurea in lingue?

La mia emigrazione in Germania è più un “ritorno alle origini”. Dopo il rimpatrio in Italia ho sempre avuto il desiderio di tornare, perché a mio avviso era lì casa mia, ma con il passare degli anni ho imparato ad amare e ad apprezzare la mia terra con i suoi pregi e suoi difetti. Dopo la mia laurea in Scienze della Mediazione Linguistica speravo in opportunità lavorative inerenti alla mia laurea, e dopo una sfilza di lavoretti insoddisfacenti e sottopagati deciso di cercare all’estero. La laurea c’entra, quindi, ben poco con la mia emigrazione, ma è sicuramente un valore aggiunto, in quanto mi ha permesso di inserirmi da subito nel mondo dell’insegnamento dell’italiano per adulti, più orientato all’aspetto culturale che grammaticale.

E come sei arrivata a lavorare nel sociale?

È arrivato quasi d’improvviso. Avevo inviato qualche anno prima del trasferimento in Germania il mio curriculum al Patronato Ital-Uil: due anni più tardi cercavano una persona per l’ufficio della mia città e ho colto la palla al balzo. È stata una bella sfida mettermi in gioco ed imparare tante cose nuove; d’altra parte si tratta anche di mediare tra i nostri assistiti e gli enti locali e italiani, quindi mi permette di riallacciarmi alle conoscenze acquisite all’università. Mi piace aiutare gli altri: la soddisfazione più grande per me è quando i miei assistiti escono contenti dal mio ufficio, perché sono riuscita a risolvere un problema. È sicuramente un lavoro che richiede pazienza, dedizione, perseveranza e anche un pizzico di empatia.

Pensi che raggiungere i propri obiettivi professionali sia più facile in Germania che in Italia?

Beh, nel mio caso lo è stato, ma non ne faccio una legge universale. Si devono tenere in considerazione diverse variabili.

Perché?

Al giorno d’oggi è come se fossimo tornati indietro all’emigrazione degli anni ’60, quando si partiva disperati dall’Italia per la Germania alla ricerca di lavoro. La differenza sostanziale sta, però, nel fatto che allora serviva manodopera e si veniva assunti nonostante non si conoscesse la lingua. Oggi per chi arriva dall’Italia non è così semplice: un requisito importante e imprescindibile per essere assunti è una buona conoscenza del tedesco. La  Germania al momento offre sicuramente più possibilità rispetto all’Italia, ma trovare un lavoro senza determinati requisiti risulta sotto certi aspetti un po’ più complicato. Comunque, nulla che non si possa risolvere con buona volontà, tenacia e determinazione.

Ma come hai fatto?

Sicuramente non è stato sempre semplice e gli ostacoli non sono mancati. Se da una parte i miei insegnanti non mi hanno incoraggiato, dall’altra ho avuto il sostegno dei miei genitori, che hanno appoggiato fin dall’inizio le mie scelte. Alla fine, vuoi per testardaggine, vuoi per la voglia di dimostrare a me stessa di essere all’altezza, vuoi per perseveranza ce l’ho fatta. Il consiglio che vorrei dare a tutti è di non arrendersi mai, di credere sempre in se stessi e nelle proprie capacità, di inseguire sogni e passioni con caparbietà e forza di volontà. Una delle mie citazioni preferite, che tengo sempre presente quando mi fisso un obiettivo, è “memento audere semper” dello scrittore Gabriele D’Annunzio, ossia “ricordati di osare sempre”!