Da San Martino a Pasqua si vive l’intensa stagione delle sacre rappresentazioni. Un periodo in cui le comunità italiane riscoprono tradizione e fede.
La Processione di San Martino è una delle più sentite rappresentazioni sacre nell’area di lingua e cultura tedesca. I bambini, in particolare, sono attratti da un qualcosa di magico. Forse dalla figura di San Martino di Tours che scende da cavallo e si avvicina al povero, lo abbraccia e gli dona parte del suo mantello. Forse i bambini sono ammaliati dalle fiamme del grande falò che, a conclusione della recita popolare, squarcia il buio. Il Martinszug è anche una teoria di lanterne multicolori che brillano tremolanti, nell’oscurità. Antichi canti risuonano negli spazi dove la rappresentazione ha luogo: «Sankt Martin, Sankt Martin… ritt durch Schnee und Wind…(San Martino, San Martino… cavalcò nella neve e nel vento…)» oppure «Laterne, Laterne, Sonne, Mond und Sterne… (Lanterna, Lanterna, Sole, Luna e Stelle…)», un amalgama di elementi religiosi e naturali.
A novembre inizia la stagione delle rappresentazioni religiose. Principia con San Martino e termina con i falò della notte di Pasqua, fuochi che sconfiggono il buio.
Chi segue le comunità italiane che si raccolgono nei centri delle Missioni Cattoliche, si sorprende non poco nel vedere come tra novembre e dicembre inizi la stagione più significativa per ogni comunità. Fino al periodo pasquale è possibile seguire la nascita e lo sviluppo di diverse rappresentazioni sacre nelle quali si innestano tradizioni che provengono dalla Penisola. L’allestimento dei presepi viventi impegna la comunità per diverse settimane nella ricerca e preparazione dei costumi, canovaccio, testi e canti. È una festa religiosa con in primo piano il Bambinello, lo stesso che Francesco d’Assisi mise al centro della prima rappresentazione popolare sacra a Greccio, in Umbria. La povertà, il freddo, il buio sono sconfitti dalla luce d’una stella o da un fuoco che riscalda pastori e Sacra Famiglia.
Dopo l’Epifania è già tempo di adoperarsi per l’allestimento delle rappresentazioni sacre pasquali, le più coinvolgenti, in quanto si svolgeranno in ampi spazi all’aperto richiamando spettatori d’altre lingue e culture. Le rappresentazioni del Giovedì e Venerdì Santo fanno parte del calendario culturale e religioso di molte città tedesche. In Vestfalia (a Gevelsberg, Oberhausen, Essen e Bochum) tali allestimenti appartengono ormai alla religiosità popolare dell’area di lingua e cultura tedesca e non si tratta di manifestazioni relegate nell’universo dell’immigrazione italiana. In queste recite collettive si è contemporaneamente attori e spettatori: rappresentazioni che si generano e sviluppano coinvolgendo il quartiere e la città, con la massima cura per i particolari, dai calzari alle corazze, dalle lance agli scudi. Dalla mimica ai testi. Un teatro di strada che spande a piene mani religiosità, fiducia e gioia.
L’ultima cena e la lavanda dei piedi della comunità italiana di Oberhausen avviano il calendario delle recite collettive pasquali nel Bacino della Ruhr. Un misto di sacralità e afflato teatrale si spande tra gli spettatori. La comunità, che ha preparato vivande che rimandano al periodo storico della Passione, rivive il dramma dell’ultima cena in un’atmosfera e scenografia che ricordano i cenacoli di famosi maestri italiani, primo fra tutti Leonardo da Vinci.
Il Venerdì Santo, a Gevelsberg e Essen, centinaia di fedeli si dirigono negli spazi cittadini dove si compie la Passione di Cristo. Anche Bochum, da quest’anno, ha la sua sacra rappresentazione. Ospitata nell’ampia e luminosa chiesa di Sankt Joseph (Bochum – Hiltrop), gremita come nei più importanti appuntamenti. Pino Todaro, il Cristo della passione vivente di Gevelsberg e Bochum, sottolinea l’importanza di queste recite sacre. Sua madre si sta preparando al momento che sembra rimandare alla scena del pasoliniano «Vangelo Secondo Matteo», quando Susanna Pasolini, madre del regista, si inginocchia ai piedi del figlio crocifisso.
Il tutto si svolge secondo i dettami della classica rappresentazione sacra. Gli attori si muovono tra una folla che riconosce nel Cristo o negli apostoli, nelle pie donne o in Pilato, l’italiano che gli è collega in fabbrica o l’italiana che lavora come cassiera al supermercato. La studentessa o la casalinga, l’artigiano o il disoccupato. Chi con una curata barba, chi con una kefiah o un mantello. Ognuno è immerso nel proprio ruolo, provato e riprovato.
Le rappresentazioni sacre, in particolar modo le passioni viventi, sono ritornate a far parte del panorama religioso tedesco. Ne derivano curiosità e richiesta d’informazioni sulle origini di tali manifestazioni. Sono gli attori stessi a chiarire che «al paese è un’antica tradizione. E tutti vi partecipano». Che in «molti paesi dell’Italia si vive questa esperienza. Molte località sembrano set d’una produzione cinematografica…». Al Sud come al Nord. I giornalisti tedeschi, nei loro interventi, raccontano l’antica storia di queste manifestazioni religiose che riescono a coinvolgere centinaia di persone. Scrivono della Passione di Sordevolo (Biella), la più importante recita collettiva italiana cui partecipa tutta la popolazione e che si svolge ogni cinque anni, con diverse repliche. Ricordano che le recite collettive rimandano alle Laude, opere all’origine della lingua italiana. Chi non ricorda la struggente Donna de Paradiso di Jacopone da Todi? I colleghi tedeschi non mancano di rammentare l’appuntamento decennale di Oberammergau. In questa località bavarese, dalla Pentecoste del 1634, per un voto della popolazione locale colpita dalla peste in seguito alla guerra dei Trent’anni, si mette in scena «Le sofferenze, la morte e la resurrezione di Nostro Signor Gesù Cristo». Quel che pochi sanno è che il testo più antico di questa passione vivente (quasi 5000 versi), rimanda a due altri componimenti: il primo risale alla seconda metà del 1400, il secondo a un’opera del 1566 di Sebastian Wild, maestro cantore di Augusta.
Franco Livadoti, l’interprete di Gesù sia nella rappresentazione dell’ultima cena di Oberhausen che nella passione vivente di Essen, è orgoglioso del ruolo che riveste da anni. Evita ogni teatralità, riducendo gestualità e mimica al necessario. Tale essenzialità colpisce in modo particolare gli spettatori di lingua e cultura tedesca, già stupiti dalle qualità di questa antica forma di teatro popolare. Con Livadoti recitano, da anni, molti amici. Per questo calabrese, trapiantato nel Bacino della Ruhr, le recite collettive della settimana santa sono gli appuntamenti più significativi dell’anno. Dice, durante una pausa delle prove: «È un miracolo che si rinnova di anno in anno. I cittadini tedeschi o di altra cultura possono così conoscere parte del nostro modo di testimoniare e vivere valori religiosi e culturali».
A cura di Luigi Rossi (Bochum)
Didascalie foto:
foto 1 – passione vivente – Bochum – Pino Todaro nel ruolo di Cristo
foto 2 – passione vivente – Essen – Franco Livadoti nel ruolo di Cristo