Pariamo subito da una domanda semplice, ma essenziale: perché i Comites, i Comitati degli italiani all’estero, sono importanti?
I Comites sono importanti perché rappresentano i cittadini italiani fuori dai confini nazionali, li supportano nel rapporto con le ambasciate e i consolati e favoriscono il loro pieno inserimento nel Paese di accoglienza, mantenendo tuttavia saldo il legame con il Paese d’origine e con la sua memoria storica.
I Comites realizzano inoltre numerosi progetti finalizzati alla crescita socio-culturale ed economica della comunità italiana, ovunque si trovi, allo scopo di valorizzare il suo ruolo e sviluppare il suo pieno potenziale. Sono una risorsa importante e accessibile a tutti ed è un peccato non conoscerli e non usufruirne.
A dicembre si vota per i nuovi Comites. Lei ha appena lanciato una campagna informativa per spingere la comunità a partecipare attivamente. Perché dovrebbe?
Come dice una canzone di Giorgio Gaber: “libertà è partecipazione”.
La partecipazione attiva dei connazionali alla vita sociale e politica del Paese in cui hanno scelto di vivere è fondamentale, perché partecipare significa contribuire al processo decisionale. E nel caso dei Comites significa anche influire sulle politiche che riguardano gli italiani all’estero.
I Comites hanno inoltre il compito di vigilare sui servizi consolari e mettono in campo iniziative di grande utilità per la collettività italiana, in collaborazione con enti gestori, associazioni e patronati. Stiamo parlando di realtà che permettono ai nostri connazionali di esercitare quella che si definisce “cittadinanza attiva”. Per questo abbiamo il diritto di dare ai Comites l’indirizzo che ci rappresenta di più. Perché i Comites siamo noi, non dobbiamo dimenticarlo.
Vuole dare qualche consiglio ai nostri connazionali, relativamente alle elezioni di dicembre?
Le elezioni si terranno il 3 dicembre. Si vota per corrispondenza, ma bisogna aver cura di chiedere al proprio consolato di riferimento, entro il 3 novembre 2021, di essere iscritti nell’elenco elettorale. Ci si può informare presso i singoli Comites e Consolati. Potete trovare le informazioni generali anche sul sito del Comites Dortmund.
Votando si può fare molto, ma si può fare molto anche candidandosi. Perché consiglieresti a un italiano in Germania di entrate nei Comites?
È importante entrare nei Comites perché in questo modo si può contribuire a decidere sui grandi temi che interessano gli italiani all’estero e dare voce e diritti a quella che è stata definita, idealmente, “la ventunesima regione italiana”.
La Germania, in particolare, è tra le mete migratorie preferite dai nostri connazionali e sta accogliendo sempre più studenti, ricercatori, esperti finanziari, piccoli e grandi imprenditori, professionisti e in generale i protagonisti di quella nuova mobilità senza frontiere che è il simbolo dell’Europa moderna.
Per questo è importantissimo che i giovani in particolare entrino nei Comites, con le loro doppie competenze linguistiche e culturali, la loro doppia memoria, la loro doppia appartenenza. Si tratta di un impegno a titolo di volontariato, ma che può dare molte soddisfazioni: fare da ponte tra diverse generazioni e diversi Paesi ed essere il nucleo della nuova Europa, quella vera, quella che coniuga e promuove un prezioso patrimonio interculturale e non solo.
Il Comites Dortmund si è reso protagonista di numerose iniziative di successo. Tra queste il progetto editoriale “Un urlo ci salverà”, che dal suo lancio in poi ha fatto tantissima strada. Vogliamo ricordane altre?
Senza dubbio “Un urlo ci salverà” ha fatto tanta strada. Il libro ha rapidamente esaurito le copie disponibili, al punto che ne abbiamo fatto una riedizione aggiornata, aggiungendo una nuova intervista e traducendo tre racconti in tedesco. A luglio, inoltre, è arrivato fino a Montecitorio, dove è stato ufficialmente presentato in Parlamento. È stata una grande soddisfazione.
In generale, il Comites Dortmund ha realizzato tanti progetti importanti. Abbiamo dato vita a conferenze e diffuso materiale informativo sulla sicurezza sociale, come le guide realizzate in collaborazione con tutti i Comites della Germania e l’Ambasciata: “Primi passi in Germania”, “Primi passi per la terza età”, “Primi passi per chi vuole avviare un’impresa”.
Abbiamo organizzato incontri e giornate di studio con i genitori e le autorità locali per promuovere l’integrazione scolastica dei ragazzi e a sostegno della lingua e della cultura italiana in Germania.
Ci sono stati meeting con varie categorie di professionisti, confronti con gli studenti di italianistica di diverse università, serate in diverse città per informare la collettività su servizi consolari, pensioni, aggiornamenti di carattere fiscale (per esempio sull’imu), elezioni e per avvicinare l’amministrazione ai cittadini.
Abbiamo inoltre dato vita a diverse iniziative culturali e in particolare a mostre di artisti italiani locali, per i quali il consolato ha messo a disposizione i propri spazi. Sono state occasioni per dare loro visibilità, ma anche per creare uno scambio con un pubblico italo-tedesco che includeva rappresentanti di musei, gallerie e uffici cultura, con cui si sono in seguito sviluppati altri progetti legati alla cultura italiana. E ovviamente c’è stato spazio anche per feste folkloristiche ed eno-gastronomiche, a sostegno delle imprese italiane.
Avete supportato la comunità italiana anche durante la pandemia?
Durante la pandemia abbiamo prontamente messo in atto iniziative di sostegno alla collettività, messa a dura prova dalla crisi innescata dal Covid19. In primis la creazione di una pagina on-line dedicata ai lavoratori e alle imprese e in cui abbiamo raccolto informazioni utili per fugare dubbi su tutte le normative, restrizioni in ambito lavorativo e aiuti alle imprese.
Abbiamo poi predisposto un vademecum sulle modalità di vaccinazione nel Land Nordreno Vestfalia e attivato una linea telefonica, per fornire informazioni aggiornate in lingua italiana ai connazionali residenti in questa circoscrizione consolare. Grazie ai contributi del MAECI, con il consolato abbiamo inoltre distribuito migliaia di pacchetti di mascherine e disinfettante alle famiglie dei connazionali più indigenti.
Come Comites avete toccato con mano il disagio degli italiani sul territorio?
Assolutamente sì. Isolamento, incertezza, preoccupazioni esistenziali stanno ancora mettendo a dura prova gli italiani che avevano realizzato in Germania progetti di vita investendo risorse ed energie e che si trovano oggi a contemplare un futuro incerto, se non drammatico. Cassa integrazione, disoccupazione, chiusura di attività imprenditoriali e professionali. Ma non dimentichiamo anche le categorie più fragili come gli anziani e le famiglie monoparentali, che stanno soffrendo in modo particolare l’emergenza da Coronavirus.
La distribuzione delle confezioni di mascherine protettive e disinfettante è stata un’attività molto gratificante, che ci ha regalato momenti veramente commoventi. Non solo per la loro utilità pratica, ma anche per il gesto in sé, di solidarietà, a dimostrazione che “noi ci siamo” e che le istituzioni sono presenti e vicine alla collettività.
Avete messo in atto altre iniziative per contrastare la crisi del Coronavirus?
Abbiamo avviato una campagna coordinata sul made in Italy per dare un aiuto concreto alle imprese italiane sul suolo tedesco, duramente colpite dalle conseguenze del Covid-19. Enogastronomia, turismo, moda, cultura, design e professionismo italiano all’estero sono da sempre il traino dell’Italia nel mondo e gli italiani che vivono in altri Paesi svolgono un ruolo straordinario, in questo senso.
Le iniziative a sostegno del made in Italy messe in atto dai Comites durante la pandemia hanno dimostrato ulteriormente l’importanza dei comitati, nel sostenere le nostre comunità all’estero.
Vuoi aggiungere qualcosa prima di salutare i nostri lettori?
Ci tengo molto a parlare di integrazione e di diritti di cittadinanza. Gli emigrati in Germania, ma anche in tutta Europa, provengono oggi da una sempre maggiore varietà di Paesi, per cui si ha a che fare con un’accresciuta pluralità di stili di vita, culture e religioni.
Un tale cambiamento nella struttura della popolazione è una grande sfida e può nascondere anche conflitti. La politica di integrazione non può più essere intesa come un insieme di interventi a favore dei migranti o delle minoranze, tanto meno la si può ridurre agli aiuti per l’inserimento. Deve essere invece una politica sociale, che in ogni settore tenga conto di una popolazione sempre più variegata.
Tutte le istituzioni hanno la necessità di un’apertura interculturale: scuole, uffici, ospedali, case di riposo, così come il mercato del lavoro. La multiculturalità, infatti, è un dato di fatto, una realtà in cui viviamo, mentre l’integrazione è un compito e un impegno. La politica è chiamata a realizzare l’uguaglianza di diritti e doveri per tutti e al tempo stesso per favorire l’identità culturale di autoctoni ed immigrati. Qui in Germania e altrove.
Noi italiani in Germania stiamo facendo la nostra parte per sostenere l’integrazione con le nostre conoscenze, con le nostre competenze, con le reti di relazioni che abbiamo costruito con le istituzioni, le amministrazioni, gli enti, i partiti locali.
Come Comites è per noi molto importante conservare la memoria, fare studi e ricerche sulla nuova e vecchia emigrazione e far capire ai nostri giovani la cultura dell’integrazione e dell’accoglienza. Spalancando, definitivamente, una porta sul futuro.